
La microbiologia si conferma protagonista della rivoluzione sostenibile. Lo dimostra l’8ª edizione della Conferenza Internazionale sulla Diversità Microbica, tenutasi a Roma presso l’Università La Sapienza, dove oltre 300 esperti da tutto il mondo hanno discusso su come trasformare la ricerca scientifica in soluzioni concrete per l’industria e l’ambiente.
Per la prima volta, l’evento ha dedicato una sessione esclusiva al trasferimento tecnologico, riconoscendo il ruolo cruciale dei microorganismi nella transizione ecologica. «Abbiamo voluto dare una connotazione diversa rispetto alle precedenti edizioni», spiega Carlo Giuseppe Rizzello, presidente del comitato organizzatore e docente alla Sapienza. «Oltre alle sessioni scientifiche, abbiamo creato uno spazio per le soluzioni che, partendo dalla ricerca di base, sono ormai pronte per l’applicazione industriale».
Il settore agroalimentare italiano si conferma un laboratorio d’eccellenza, con ricerche che spaziano dalle filiere lattiero-casearie alla panificazione, dall’enologia ai nuovi ingredienti. «Negli ultimi anni c’è stato un surplus di studi che vanno dalla tecnologia alle biotecnologie, fino al lato nutrizionale associato ai microorganismi», sottolinea Rizzello. «In alcuni ambiti, i nostri ricercatori sono un modello anche all’estero».
La vera novità è la crescente partecipazione delle aziende, sempre più attive nel co-sviluppo di soluzioni con il mondo accademico. «Sono le imprese che si muovono, singolarmente o in consorzio, e chiedono all’ente pubblico di collaborare per trasformare la curiosità scientifica in applicazioni concrete», evidenzia Rizzello. Questa accelerazione è dettata da sfide globali come la crescita demografica, i cambiamenti climatici e l’evoluzione delle esigenze dei consumatori.
La conferenza ha evidenziato come diversi paesi stiano sviluppando specializzazioni in base alle proprie urgenze ambientali. «I ricercatori indiani, ad esempio, hanno presentato biotecnologie per la decontaminazione degli inquinanti», racconta Rizzello. «In alcune aree del mondo, problemi come l’accumulo di gomma o plastica sono diventati emergenze da risolvere in tempi brevi».
Biofertilizzanti, biorisanamento, bioplastiche, economia circolare: la diversità microbica è al centro di una rivoluzione invisibile che sta ridefinendo il futuro della bioeconomia. «Non c’è più tempo per procedere empiricamente», conclude Rizzello. «Dobbiamo muoverci rapidamente, partendo dalle tecnologie tradizionali che abbiamo maturato in secoli di esperienza - dalla panificazione con lievito naturale alla fermentazione del vino - per rispondere alle nuove esigenze del mercato».